
The Cage 2.0: chi sono i nuovi Triple Espresso Lewandowski, De Bruyne e Coutinho
I vincitori dell'edizione originale: non importa se non han dovuto faticare e se la partita è durata poco più di due secondi. Ma come ricordava l'arbitro-host-commentatore del torneo Eric Cantona, nella gabbia c'è solo una regola: ''il primo che fa gol, vince''. E così è stato: Thierry Henry sussurra qualcosa nell'orecchio di Francesco Totti poco prima che la palla venga introdotta in campo dall'alto ed in una frazione di secondo l'ex numero 10 della Roma si inginocchia per permettere ad Henry di appoggiarsi, spiccare il volo, anticipare gli avversari e colpire la palla di testa che si infila alle spalle di Roberto Carlos, incredulo. Un finale inaspettato, sia a livello di drama che a livello di risultato, visto che gli Os Tornados avrebbero vinto a mani basse se si fosse giocata la partita ''palla a terra''. E' la dimostrazione che nella gabbia tutto può succedere e che i campioni non sono necessariamente i più talentuosi, o quelli con più ''fame''; si palesa un'altra caratteristica fondamentale per vincere: la furbizia.
I nuovi Triple Espresso sulla carta non sono la squadra più smart del torneo, ma sicuramente sono i più determinati: una prima punta, un trequartista avanzato ed un centrocampista col vizio del gol. Potrebbero risentire della mancanza di un vero difensore, ma la tenacia di De Bruyne e Lewandowski riuscirà a colmare il gap?
Si tratta di un ragazzo classe 1992 che ha già l'esperienza di un veterano ed ha già girato mezza Europa nelle squadre che contano: lo comprò l'Inter quando aveva 16 anni ma lo lasciò in Brasile fino alla maggiore età. Leggenda narra che durante quel provino che si rivelò fortunato, Philippe fece un tunnel a Materazzi, che non la prese bene. Le circa 30 presenze totali all'Inter non potrarono grandi successi, tanto che venne mandato prima al Liverpool, dove esplose, e poi al Barcelona e al Bayern Monaco.