Perchè Michael Jordan ha deciso di fare ''The Last Dance''? Questione di Legacy e di marketing

L'obiettivo di ogni documentario è ricostruire i fatti, raccontare una realtà che il pubblico non ha avuto la possibilità di vivere dall'interno. The Last Dance promette esattamente questo: raccontare una delle squadre più forti della storia NBA ma soprattutto uno dei campioni più criptici e strabilianti dello sport mondiale da una prospettiva autentica e inedita. La domanda tuttavia sorge spontanea: perché Michael Jordan - un personaggio che nella sua carriera e dopo il ritiro ha sempre limitato le sue apparizioni in pubblico e centellinato le interviste, curando ogni aspetto della sua immagine ed ogni sua scelta in maniera maniacale - ha deciso di ritornare alla ribalta proprio in questo momento?

Il New York Times ha provato a spiegarlo riassumendolo in una sola parola: legacy. La teoria avanzata dall'articolo si collega al fatto che negli ultimi dieci anni uno dei dibattiti più incalzanti tra i basketball addicted è chi, tra LBJ e MJ, sia il migliore di sempre, con il nativo dell'Ohio che sta guadagnando punti anno per anno con prestazioni che non tendono ad abbassarsi di livello, anzi.
L'obiettivo di Jordan potrebbe infatti essere quello di difendere la Jordan-legacy e di mantenere quel divario, tra i Bulls dei ''six rings'' e James, incolmabile. La serie sta avendo molto successo ed al momento è già stata vista da più di 6,1 milioni di telespettatori - record d'ascolti di sempre per un documentario della rete americana -, numeri che provengono anche dall'assenza di sport giocato in questo periodo e da un conseguente monopolio dell'attenzione da parte delle docu-series a tema sportivo.

Ciò non significa che "The Last Dance" è il modo con cui Jordan vuole ribadire di essere stato il migliore di sempre, ma è il suo modo di comunicarci che quella ''legacy'' che lui stesso ha creato non potrà essere dimenticata e sostituita neanche da un nuovo - presunto - GOAT.