Perché gli sponsor stanno abbandonando Mesut Özil Dietro la scelta di adidas di non rinnovargli il contratto c'è l'immagine pubblica del giocatore

"Le impronte digitali non indicano chi siamo veramente, il DNA non fa capire perché siamo diversi gli uni dagli altri, il timbro della voce non dice nulla sulla nostra identità, perché ciò che ci rende davvero unici sono le nostre scelte" recitava la voce narrante nello spot del 2011 che Mercedes-Benz creò per lanciare la versione 2011 della GLK. Paradossale iniziare a parlare in questo modo di Mesut Özil, un po' perché le sue scelte - chiare, ponderate e determinate - lo hanno portato in una certa dimensione, un po' perché parlare del talento turco-tedesco citando la casa automobilistica di Stoccarda è quasi paradossale. Tenete aperta l'icona, perché tornerà utile.

Prima di affrontare l'ultimo avvenimento in una vita pubblica piuttosto turbolenta, bisogna fare un flashback per capire la natura delle scelte di Mesut Özil. Un salto indietro nel tempo necessario per capire la storia che c'è dietro un calciatore/personaggio che è sul grande palcoscenico ormai da più di 10 anni. Özil è un turco-tedesco di terza generazione, ovvero sia fa parte della più grande comunità straniera della Germania (che nel 2019 contava 1.55 milioni di turchi), ed è nato e cresciuto Gelsenkiärken dove papà Mustafa gestiva una locanda. La decisione di rappresentare la nazionale tedesca è stata naturale, anche se "sofferta" stando a quanto affermato dallo stesso giocatore. 

Al di là del momento storico, al di là dei budget (ridotti) ridistribuiti in maniera diversa dalle aziende sportive, essere una voce fuori dal coro rappresenta spesso un aspetto negativo per i brand. Özil ha sì appoggiato un capo politico controverso, che ha una fama internazionale più negativa che positiva, ma allo stesso tempo ha utilizzato i suoi formidabili numeri social per denunciare qualcosa di impensabile nel 2020. Le vicende che hanno allontanato Mercedes prima e adidas poi ad Özil fanno chiaramente intendere che per gli sponsor resta più appetibile un profilo mainstream e non una voce in grado di far sentire la propria voce. Nessun altro giocatore si è esposto pubblicamente sui campi di concentramento in Cina - prima smentiti e poi definiti campi di rieducazione per persone appartenenti a minoranze etniche e religiose - e questo, in un mondo che ragione spesso in senso opposto, viene visto negativamente. La retorica che distrugge chi utilizza una posizione privilegiata come quella dei calciatori è ancora oggi uno di quei punti negativi che nessuno vuole toccare. "l?unica cosa che verrà ricordata è il nostro silenzio" ricorda spesso Özil. E allora, se è vero che "ciò che ci rende davvero unici sono le nostre scelte", è comprensibile scegliere di essere una voce fuori dal coro.