Lettera d'amore alla maglia del River Plate Cinque casacche ci aiutano a ripercorrere la leggenda dei millonarios

Il fascino che provo per il Club Atlético River Plate è qualcosa di raro. Si tratta di un club per cuori forti, l’unico, nella rivalità col Boca Juniors, a essere drammaticamente retrocesso in seconda serie - e per questo marchiato indelebilmente - per poi, come una fenice, risorgere dalle proprie ceneri e iniziare uno dei cicli vincenti più gloriosi della storia del calcio sudamericano, conclusosi con la vittoria della seconda Copa Libertadores in tre anni proprio ai danni dei rivali eterni xeneizes, nel primissimo Superclasico tenutosi nell’ultima doppia finale del torneo. In poche parole, un cerchio che si chiude.

Il River Plate per me è Pablo Aimar, Gabriel Omar Batistuta, Javier Saviola, “El BurritoOrtega o “El Príncipe” Enzo Francescoli. Il River Plate è soprattutto “La Banda”, la striscia trasversale rossa che separa la maglia degli argentini dalla spalla sinistra al fianco destro, adottata per la prima volta nel 1905 per distinguersi dagli altri club che, come loro, indossavano una semplice camicia bianca come divisa. Fu lo storico presidente Antonio Vespucio Liberti - cui è intitolato lo stadio del River, El Monumental, nel barrio Núñez a Buenos Aires - a consolidare la casacca con la striscia diagonale rossa, dichiarando alla squadra che avrebbero dovuto lottare per lei, perché “quella era la maglia del River Plate”. Da allora, la casacca del River è diventata un’icona senza tempo, così tanto da dedicarci una lettera d’amore. Ripercorriamo la storia dei millonarios attraverso cinque divise che hanno segnato il loro cammino verso la leggenda.

 

Home, 1995/1996

L'ultima Libertadores della squadra Campéon del Siglo, il canto del cigno di un club capace di conquistare quasi tutto nella seconda metà degli anni '90 e di regalare al mondo del calcio astri nascenti come Julio Cruz, Hernán Crespo e Ariel Ortega, per citare i più importanti. In quegli anni il River Plate era indomabile, e solo la Juventus riuscì a fermarlo nella finale di Coppa Intercontinentale del 1996. Che dire della maglia indossata in tutte quelle vittorie? Un inno alla tradizione: banda trasversale rossa, dettagli rossi e neri e sfondo bianco immacolato.

Una squadra così, con questa storia, con questa tradizione, ma soprattutto con questa estetica, merita l'amore dei più nostalgici e degli amanti più viscerali del futbol argentino