
La passione dell'NBA per le throwback jerseys La lega più futuristica al mondo è troppo fissata con il proprio passato?
La stagione NBA è ufficialmente iniziata e possiamo finalmente ammirare sul parquet le nuove divise presentate durante l’off-season. La grande novità è il ritorno al passato, con 10 team infatti hanno già presentato le loro “Classic edition” - fedeli riproduzioni di design storici. Nike e NBA hanno progettato a lungo questa mossa, iniziando nel 2019 a far giocare sporadiche partite coi dei kit throwback, per poi l’anno scorso annunciare, in occasione del 75esimo anniversario della lega la nascita delle classic edition che ampliarono il numero totale di kit da 4 a 5 per Warriors, Celtics e Knicks. Il brand e la lega hanno lentamente tastato il terreno per vedere come il pubblico avrebbe reagito, visto che la mossa di mercato avrebbe potuto ritorcersi contro a livello di immagine. D’altronde perché mai la lega sportiva più attenta all’attualità e più proiettata verso il futuro dovrebbe “tornare indietro”?
Da questo punto in poi il mercato si espande esponenzialmente, grazie all’influenza sempre maggiore delle star del rap e delle superstar NBA sullo streetstyle. Mitchell & Ness ha visto il suo fatturato schizzare da 2.2 milioni di dollari nel 1999 a 36 milioni nel 2003, diventando il marchio di riferimento per le retro jerseys. Come ogni mercato che cresce in tale esponenziale modo alla fine dei 2000 la bolla è esplosa, le jersey hanno smesso di essere usate come capo d’abbigliamento street e sono tornate ad essere un elemento di merchandising esclusivamente per i fan. Proprio in quegli anni però la pallacanestro si stava espandendo e l’NBA accresceva il proprio seguito di anno in anno, fino ad arrivare a una stima di 2 miliardi di fan a livello mondiale.
Il mercato delle jersey quindi, pur essendo tornato ad essere un mercato di nicchia per appassionati è tornato ad essere in crescita costante, che punta in particolare, su giovani e nuovi fan spuntati nell’ultimo decennio che, anche grazie a internet, hanno potuto appassionarsi a un passato che non avevano vissuto e hanno iniziato a desiderarlo. Mitchell & Ness ha creato una linea più economica delle throwback jerseys, ma ciò che davvero ha iniziato a spopolare erano i “throwback fake”: jersey con design vintage ma nome e numero di giocatori in attività che, nonostante la loro palese falsità, venivano acquistate e portate fieramente. Ogni fan vuole poter indossare contemporaneamente il suo design preferito e il suo giocatore preferito di quel team, poco importa se non fosse storicamente accurato. A quel punto Nike e l’NBA non hanno avuto altra scelta che aprire un nuovo mercato, creare il “Classic style” e riproporre i design che hanno fatto la storia di ogni squadra, facendoli indossare ai giocatori che la stanno scrivendo adesso.