
Un viaggio nel tempo con i francobolli di Italia ‘90 Pezzi da collezione che diventano testimonianze storiche
Le notti magiche di Gianna Nannini ed Edoardo Bennato, la mascotte “Ciao” di Lucio Boscardin, la Nazionale italiana di Roberto Baggio e Totò Schillaci. Ma anche la grande delusione degli azzurri di Azeglio Vicini, l’eliminazione in semifinale contro l’Argentina, gli sprechi di fondi pubblici per stadi che nel tempo sono diventati cattedrali nel deserto, ruderi o addirittura macerie. La Coppa del Mondo FIFA di trentacinque anni fa, l’indimenticabile Italia ‘90, ha consegnato un’infinità di ricordi agrodolci alla memoria collettiva e alla cultura del nostro Paese, e non soltanto in ambito calcistico. Nel mondo del collezionismo, ad esempio, sono innumerevoli i cimeli ereditati dal passaggio del 14esimo Mondiale, tra cui spiccano quelli di un segmento storicamente legato ai grandi eventi sportivi: la filatelia, ovvero i francobolli.
Andiamo avanti con una manciata di carte valori che non possono mancare nella soggettiva élite stilata da chi scrive. Innanzitutto, i francobolli dedicati a due rappresentative al debutto assoluto: Costa Rica (allenata da Bora Milutinovic) e Irlanda (guidata da Jack Charlton), tra creatività fuori dagli schemi e vivacità dei colori. Poi, ecco due Nazionali in grande crescita: quella spagnola, ancora con il vecchio logo e con una lunga serie di successi all’orizzonte, e il Camerun di Roger Milla, squadra rivelazione di Italia ‘90 e prima africana di sempre a raggiungere i quarti di finale. E che dire del fascino classico - declinato nei rispettivi gusti - di Uruguay, Olanda e Corea del Sud?
Un’ultima curiosità, per così dire, riguarda il pezzo più raro in assoluto: quello celebrativo della Nazionale francese, che non è mai stato stampato a causa della mancata qualificazione dei Bleus (così come negli Stati Uniti quattro anni più tardi). Una stranezza non da poco per gli albi d’oro, per chi aveva vinto in casa gli Europei del 1984 e si ripeterà tra le proprie mura nel 1998. Viene spontaneo chiedersi, a proposito, quanto varrebbe oggi quell’edizione limitata per la Germania Ovest campione, se ad alzare la Coppa del Mondo 1990 fosse stata proprio la Nazionale di casa.