Le reazioni dell'NBA alla vittoria di Donald Trump Dobbiamo "Trust the process?"

Lo scorso marzo, Charles Barkley – da tempo attivo in politica – aveva commentato l’ascesa di Donald Trump in questi termini: «All politics is rich people screwing poor people. Poor people are too stupid to know they’re just chess pieces in a game». Lo sport americano, al contrario di tutti gli altri settori dell’enterteiment d’oltreoceano, si è diviso tra Hillary Clinton e Donald Trump, con l’NBA più schierata verso la democratica e l’NFL – con il dilemma Brady in testa – dalla parte del magnate newyorkese. 

Non appena gli exit poll hanno cominciato a delineare una chiara vittoria per The Donald, le stelle NBA hanno cominciato a twittare d’istinto, servendosi chi dell’ironia, chi di critiche abbastanza severe.
Jamal Crawford si è detto “spaventato” da quello che stava accadendo, Joakim Noah e Ricky Rubio si sono invece rifugiati nelle più classiche “Really America?”. Col senno di poi è interessante anche guardare a due vecchi tweet di Andrew Bogut, che diceva di tenere pronta la sua green card, e quello di Wade. Il miglior tweet, probabilmente, è quello di Joel Embiid, che dimostra ancora una volta un'intelligenza social enorme. 

Per pochi che siano, ci sono da registrare anche i tweet di supporto a Donald Trump, che sono arrivati da Mark Cuban ad esempio o da Kris Humphries, che ha replicato lo slogan che ha portato Trump ha vincere queste elezioni e diventare il Presidente degli Stati Uniti: “Make America Great Again”.