
Lo stile secondo Mino Raiola L'essere e l'apparire del procuratore sportivo più famoso degli ultimi vent'anni
Sarà perché Zlatan Ibrahimovic è appena ritornato in Serie A, sarà perché stiamo per entrare nel vivo del calciomercato invernale, ma è quel periodo dell'anno in cui sentiamo continuamente pronunciare il nome di Mino Raiola quando si parla di grandi giocatori in procinto di cambiare squadra. Pavel Nedved, Zlatan Ibrahimovic, Mario Balotelli, Paul Pogba, Romelu Lukaku, Gianluigi Donnarumma hanno tutti in comune l'agente italiano, da oltre un decennio il protagonista indiscusso delle sessioni di mercato, ed insieme a Jorge Mendes è il procuratore sportivo che ha segnato le trattative più importanti degli ultimi anni.
Eppure, senza entrare nel merito di chi ha guadagnato di più in commissioni, Raiola e Mendes interpretano la professione in maniera diametralmente opposto e ciò si intuisce subito dal look: ai vestiti da businessman impeccabile dell'agente portoghese si contrappone lo stile sguaiato di Mino composto da sneaker, pantaloncini e felponi che a mala pena riescono a contenere la sferica e proverbiale pancia. Se Mendes si interfaccia con società e giocatori tramite una rete di intermediari e società, Mino è la multinazionale di sé stesso fa da avvocato, ufficio stampa e intermediario allo stesso tempo con un approccio diretto e da strada, come le sue sneaker.
Grazie alle qualità di mediatore quale è sempre stato per natura, sin dai tempi della gestione del ristorante di famiglia ad Haarlem nel quale lavorava come cameriere (e non come pizzaiolo!) o del Mc Donald's acquistato e rivenduto dopo pochi mesi all'età di 19 anni, Raiola è riuscito a curare gli interessi di tanti personaggi 'complicati' come Mario Balotelli, ma anche di saper trattare con dirigenti esperti e navigati. Con alcuni è riuscito a instaurare rapporti duraturi e a chiudere affari convenienti, ma con altri il feeling non è mai nato, a causa dei suoi modi un po' burberi. Come con Alex Ferguson ad esempio: il manager scozzese a cui sfilò Pogba allora giovanissimo dall'Academy lo definì 'shit bag', e poi qualche anno dopo, riferendosi al loro rapporto, utilizzò una metafora tanto inconsueta quanto inappropriata: 'io e lui siamo come l'acqua e l'olio'. In realtà, a differenza di quanto si possa credere, non sono mai stati i soldi a muovere le sue operazioni milionarie, ma le parabole umane. E' quello che emerge da uno stralcio di una rara e significativa intervista a GQ:
“Ai calciatori domando: ‘Vuoi diventare il più pagato o il migliore?’. Se rispondono ‘il più pagato’ gli indico la porta. Il pittore che dipinge un quadro per denaro e non per passione non lo vende. I soldi sono molto importanti, ma se li insegui non arriveranno mai e con il tempo finisci per capire che c’è sempre qualcuno più ricco di te”.
Ma più che quello di essere riuscito ad ottenere il massimo guadagno possibile dai suoi assistiti, il suo grande merito però è forse quello di aver contribuito alla spettacolarizzazione della sua categoria, alla definitiva consacrazione del procuratore capace di dettare le regole degli affari, fronteggiando da solo i dirigenti delle squadre più prestigiose. Se prima il suo habitat naturale era l'Olanda, da cui iniziò la sua attività di procuratore grazie al passaggio di Dennis Bergkamp all'Inter, adesso non ha più confini stabiliti e si muove sul mercato internazionale come un avvoltoio per arrivare prima degli altri sui giocatori di prospettiva. E nel frattempo continua a far parlare di se per vicende extra, ma semplicemente perché le sue dichiarazioni sono spesso anti-retorica, come quando sbroccò in diretta su Sky perché non funzionava internet nell'hotel che ospitava il calciomercato. Dopo i recenti guai di carattere legale, e il gossip di aver acquistato la villa di Miami appartenuta ad Al Capone, adesso è alle prese con il rinnovamento della sua scuderia, alla ricerca i nuovi pupilli con cui ottenere maxi commissioni: post Moise Kean, Matthijs de Ligt e Erling Haaland, i nomi del futuro potrebbero essere quelli di Xavi Simons e poi chissà, anche quello di accaparrarsi la procura di una delle giovani stelle della Premier League, Marcus Rashford. Poi, forse, riuscirà finalmente a comprarsi una squadra tutta sua come aveva più volte dichiarato in passato.