
Portieri e cappellini, storia di un binomio ormai scomparso Utilizzati tantissimo durante gli anni '90 oggi sono scomparsi dai campi o quasi
In Italia quando si pensa al cappellino, il primo frame che vi rimbalzerà in testa, impossibile che sia il contrario, riguarda: Giuseppe Iachini. Nei suoi vent'anni di carriera da allenatore, il cappellino l'ha sempre accompagnato in ogni panchina d'Italia, dalle categorie dilettantistiche fino ai campi di Serie A, Iachini non se ne è mai privato, non per un fattore estetico ma di salute. Ma prima ancora dell'allenatore marchigiano, il cappellino era un item fondamentale per ogni portiere, specialmente negli anni '90.
Con il passare del tempo, complice l'evoluzione dell'architettura che ha donato al calcio stadi tecnologici e sempre più coperti con meno esposizioni e l'introduzione del cosiddetto calcio-spezzatino che ha stravolto tutti gli orari delle partite, i portieri hanno lentamente messo da parte il cappellino. Un processo avvenuto gradualmente, quasi lentamente che ha portato via i cappellini fuori da tutti i campi, non solo in Serie A ma anche all'estero. L'ultimo in ordine di tempo ad averlo indossato poche settimane fa ma solo per la prima parte della gara è stato Samir Handanovic. Mentre andando indietro di qualche anno nella stagione 2006-07 di Serie A c'è l'ultimo grande difensore o baluardo del cappellino: Armando Pantanelli. In 37 partite giocate tutte da titolare con la maglia del Catania, l'estremo difensore è sempre sceso in campo con il suo cappello nero, mentre per trovare altri assidui amanti o semplicemente occasionali del cappellino dobbiamo tornare indietro di parecchio tempo.
In casa Inter il cappello sembra non esser mai passato di moda, il trend è iniziato con Walter Zenga che lo portava all'indietro per via della sua folta chioma ormai scomparsa da tempo. Zenga era solito indossare cappelli personalizzati, senza nessun logo dell'Inter ma semmai con la ragnatela accompagnato dal numero uno, segni distintivi del portiere milanese. Dopo l'uomo ragno, il cappello e passa a Gianluca Pagliuca chiamato a raccogliere l'eredità di uno dei migliori estremi difensori italiani. Anche lui sia in campo che stilisticamente non sarà affatto da meno, giocando spesso e volentieri con il cappellino fornito dall'Inter con lo sponsor Pirelli, più o meno simile a quello indossato da Samir Handanovic qualche stagione fa. E proprio l'attuale portiere dei nerazzurri è l'ultimo in ordine di tempo ad aver riportato il cappellino in campo, rispolverando in item che nel 2021 è ormai andato perso.
Armando Pantanelli
Come detto precedentemente il portiere torinese è l'unico ad aver giocato letteralmente tutte i match della sua carriera con il cappellino. Un binomio inscindibile, tanto che dopo qualche stagione Pantanelli decise di apporre anche diversi sponsor, una bella trovata di marketing.
Joe Hart
Il caso di Joe Hart è semplicemente unico. L'ex portiere del West Ham non aveva considerato quali problemi avrebbe potuto arrecargli il sole durante il match di FA Cup, così per rimediare si è fatto prestare un berretto da un tifoso degli Hammers. Ovviamente l'inglese non poteva scegliere il tipo di cappello, si è accontentato del primo ricevuto e poi restituito al legittimo proprietario a fine partita.
John Burridge
Qui torniamo indietro nel tempo, esattamente nel 1979. John Burridge il portiere del Crystal Palace era solito indossare un cappello particolare a visiera, diverso dagli altri. L'unico fino ad ora ad aver indossato un cappellino con questo taglio nel mondo del calcio.
Massimo Taibi
Un ambasciatore dei canoni estetici più iconici e riconoscibili del ruolo più difficile di tutti: Massimo Taibi. Con la sua maglia sempre un po’ più larga del necessario e rigorosamente a maniche lunghe come il pantalone, qualche volta l'estremo difensore era solito indossare anche il cappellino sia ai tempi della Reggina che del Venezia.
David James
Ultimo ma non per ultimo è il portiere tedesco Oliver Kahn. Nonostante sia conosciuto per la sua rigidità e freddezza anche il tedesco indossava i cappellini più disparati. Iconico il momento quando durante i mondiali del '94 giocati in America si presentò in campo con il cappellino con la scritta "Chicago".