Come un paio di scarpe da calcio ha cambiato l'estetica di adidas E di come a trent'anni di distanza sono tornate protagoniste sui campi da calcio

La palla gira veloce sfidando le leggi della fisica, ruotando su se stessa per rimanere all'altezza giusta senza perdere tensione e per finire nell'angolo sotto i pali a destra. Una traiettoria curva, quasi golfistica, disegnata dal piede destro di Trent Alexander-Arnold al minuto 19 della sfida tra Liverpool e Fulham, come se fosse stato avvolto in un foulard prima di calciare. E la grana setosa del destro a giro di TAA non è dovuta solamente alle fenomenali doti di calcio dell'esterno di Jurgen Klopp, ma anche di uno scarpino nato quasi trent'anni fa legando con un elastico alla tomaia la gomma di una racchetta da ping pong. L'invenzione di bricolage di un ex calciatore australiano diventò leggenda di stile, rivoluzione tecnica e, infine, modello che cambiò definitivamente l'estetica di adidas salvandola dalla bancarotta. E che ora, a quasi tre decenni di distanza, tornano protagoniste sui campi di calcio calzate dai talenti più brillanti del momento senza aver perso neanche un giorno.

La storia delle adidas Predator

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Ed a quasi trent'anni di distanza da quel primo modello adidas ha deciso di tornare al passato, invertendo di fatto la parabola che aveva contraddistinto fin qui il modello Predator, e di lanciare una nuova versione: le Predator 30. Unendo dettagli e suggestioni raccolte attraverso l'intero archivio adidas, le Predator 30, raccontano una storia che è diventata già leggenda e ispirazione per una nuova generazione di calciatori. I testimonial scelti infatti dalle Three Stripes per indossare in campo l'ultimo modello non erano ancora nati quando adidas lanciò sul mercato la prima edizione. Trent-Alexander Arnold e Jude Bellingham non solo talentuosi e già fortissimi, ma soprattutto consapevoli dell'heritage delle scarpe che indossano e di come abbia plasmato la passione per il pallone fin dai loro primi passi. 

Una completa immersione nella nostalgia, una decisa novità rispetto alla filosofia del modello che ha sempre avuto il futuro come orizzonte. È però una scelta perfettamente in linea con il panorama odierno delle scarpe da calcio, che sembra aver perso quella spinta verso l'innovazione e il cambiamento, per invece rifugiarsi nel familiare. Ovviamente la Predator 30 possiede tutte le qualità e caratteristiche pensate per la performance su un campo di gioco, dalla tecnologia Strikeskin per migliorare la presa e il controllo sulla palla, alla tomaia Hybrid Touch presa in prestito dalla versione Accuracy per una maggior stabilità sul terreno, ma quella linguetta sulle stringhe, la fascia elastica che inizialmente doveva reggere la gomma e il collo del piede completamente libero raccontano di un preciso momento, quando tutti volevano far curvare il pallone come Beckham o colpirlo al volo come Zidane. Disponibili per ora solo in 1994 esemplari, anno della prima release, le Predator 30 sono tornate per farci vivere ancora una volta quell'emozione.