La lunga tradizione dei Matchday programs Stampati fin dal 1880, i giornali dei club di calcio erano e sono un legame fra tifoso e società. Ma con la digitalizzazione si perderanno un sacco di ricordi.

Da molto tempo, nell’editoria ma non solo, si parla degli effetti che sta avendo la digitalizzazione dell'informazione. Un processo che, nei diversi livelli di pubblicazione, coinvolge anche l’editoria indipendente fino ad arrivare a quella delle squadre di calcio. Non è più usanza, negli stadi, di varcare i gate e fermarsi qualche secondo per prendere e sfogliare i vari matchday programmes lasciati lì dalla società di casa. 

In alcuni casi sono un pamphlet, in altri uno o due fogli formato berlinese o A3, in altri ancora un vero e proprio magazine, come quello che ogni mese pubblica il Sudtirol FC, club di Serie C, una rivista di quasi 50 pagine con news, interviste e servizi speciali. L’estetica di questi piccoli magazine è tutta rivolta al tifoso, per cui, come in una normale rivista - di musica, di moda, di calcio - in copertina si esalta un personaggio: il mister, l’attaccante più prolifico, il capitano, l’ultimo acquisto. E proprio come un giornale ha un colophon con editor, grafici e responsabili amministrativi, un direttore che coordina e spesso anche un editore. Ci sono sponsor, come è normale che sia, e ci sono dentro tutte le aziende che si ritrovano nei board pubblicitari ai confini del campo. Non mancano la sezione fotografica - in stile Sportweek -, la sezione commenti, e la cronaca dei principali eventi del momento. Altrettanto immancabile la pagina dedicata all’avversario della partita. 

Ma non sono solo memorabilia. C’è anche molta coolness. Soprattutto in Inghilterra, come per qualsiasi cosa riguardi un pallone che rotola, ci sono migliaia di aficionados online che cercano vecchie copie di match programmes. Sul marketplace footballprogrammes (quale altro nome poteva avere?) se ne trovano di ogni: da Inghilterra-Germania Ovest dei Mondiali 1966 a una partita di beneficenza fra i Best XI di Gerrard e i Best XI di Carragher; c’è perfino una distinta di Chelsea - West Bromwich del 2011. Non serve ricordare che la maggior parte di questi cimeli arrivano dei campionati britannici e, fra tutti, quelli del Chelsea (che ha poi continuato la tradizione con dei fantastici match programmes su Instagram) e quelli della Nazionale Inglese, di cui peraltro si trovano molte copie antiche, sono fra i più belli. Oggi in Premier League e nelle serie minori, dai top club alle realtà di provincia, molte società vendono ancora i propri fascicoli davanti o dentro allo stadio e ci si può anche abbonare. 

A dimostrazione che ancora oggi riescono a resistere delle forme editoriali ma è soprattutto un fenomeno britannico. Per le squadre italiane, ormai, la digitalizzazione ha preso il sopravvento - e va detto che il Match Program non è mai stato proprio di grande interesse per le società. Certo, arrivare allo stadio con i mezzi e leggere il match program direttamente dallo smartphone è molto comodo. Ma quando poi torni a casa, in effetti, ti senti più vuoto di qualcosa.